Storia della Russia, capitolo VI: l'inizio della dinastia dei Romanov

Nell’ultimo capitolo della storia della Russia in breve abbiamo parlato del periodo storico chiamato “epoca dei Torbidi”. In questo capitolo vogliamo raccontare come nasce la dinastia dei più famosi sovrani russi, i Romanov.
Il regno dello Zar Michele I
Il regno dello Zar Michele I fu tranquillo e consentì di tornare alla normalità dopo gli sconvolgimenti degli anni precedenti. Furono fortificati i confini attraverso la costruzione di fortezze soprattutto a difesa dei territori meridionali, spesso soggetti a scorribande ad opera dei tatari. La popolazione prese a crescere velocemente: si stima che verso la metà del XVII secolo a Mosca vivessero oltre 100 mila persone.
Aleksej e la rivolta contro Boris Morozov
A Michail, morto nel 1645, succedette il figlio Aleksej, solo sedicenne al tempo, che fu affiancato in un primo momento come tutore dal potente boiardo Boris Morozov. Le politiche di austerità economica promosse da Morozov lo resero inviso alla popolazione e nel 1648 in seguito all’introduzione di una tassa sul sale, scoppiò una rivolta che costrinse lo Zar Alessio I a destituirlo.
I servi della gleba
Per compiacere i boiardi, Alessio I fece approvare una riforma legislativa denominata Sobornoe Ulozhenie, che introduceva la servitù della gleba (krepostnoe pravo), obbligando i contadini a servire come schiavi tutta la vita un proprietario terriero.
Nel 1653 Alessio I, su consiglio del nuovo e potente patriarca ortodosso Nikon, decise di sostenere la ribellione dei cosacchi ucraini contro il Regno di Polonia, iniziando una guerra che si concluderà tredici anni dopo con un accordo di pace che sancì il ritorno sotto la sovranità russa di Kiev e Smolensk.
Alcune difficoltà economiche dovute al lungo periodo di guerra con la Polonia portarono nel 1670 ad una insurrezione di cosacchi nella regione del Don che richiese oltre un anno e l’intervento dell’esercito per essere sedata.
L’insurrezione dei cosacchi e lo scisma della Chiesa
Ancor più problematica fu la gestione di uno scisma interno alla Chiesa. Le riforme di radicale innovazione volute dal metropolita Nikon causarono il malcontento del movimento dei ‘Vecchi Credenti’, guidati dall’arciprete Avvakum, che diedero vita al Raskol, ovvero la separazione dalla Chiesa Ortodossa ufficiale. Le critiche dei Vecchi Credenti non si fermavano solo al discorso ecclesiale, ma riguardavano anche alcuni aspetti della società come la servitù della gleba, rappresentando una sintesi di rivendicazioni sia tradizionaliste che rivoluzionarie, divenute con il tempo sempre più radicali fino a disconoscere apertamente l’autorità di patriarca e Zar, tacciati di essere strumenti dell’Anticristo. La ribellione acquisì un forte consenso popolare, preoccupando oltre alla Chiesa anche lo Stato, il quale cominciò a perseguitare i Vecchi Credenti, senza riuscire però a sopraffarli.
La successione al trono e l’ascesa di Pietro il Grande
Quando Alessio I morì nel 1676, il titolo di Zar passò a suo figlio Feodor, quindicenne e in precarie condizioni fisiche che infatti morirà solamente sei anni dopo. Dopo una serie di intrighi di palazzo, al potere arrivò per alcuni anni Sofia, figlia di Alessio I, fino a quando il suo fratellastro Pietro compì 17 anni e ne prese il posto. Passerà in seguito alla storia come Pietro il Grande.