Storia della Russia, capitolo VII: le riforme di Pietro il Grande

Storia della Russia, capitolo VII: le riforme di Pietro il Grande

Fin dall’adolescenza Pietro I era affascinato dalle barche e dalla navigazione, così decise che anche la Russia doveva avere una sua flotta sul modello di quelle europee. Per realizzarla fece venire ingegneri e carpentieri dall’Olanda e dalla Repubblica di Venezia. La flotta era pronta nel 1696 e fu subito impiegata per combattere gli ottomani nel Mare d’Azov.

La Grande Ambasciata in Europa

Con lo scopo di costituire una vasta coalizione internazionale tra paesi cristiani in funzione anti-ottomana, Pietro I intraprese una missione diplomatica in Europa passata alla storia con il nome di ‘Grande Ambasciata’. Partì nel 1697 visitando prima la Livonia, in quel momento sotto il controllo svedese, poi il Ducato di Curlandia, vassallo della Lituania, e Brandeburgo, dove si incontrò con il sovrano di Prussia Federico I. Dopo queste prime tappe la Grande Ambasciata si diresse in Olanda, dove lo Zar trascorse cinque mesi tra le città di Zaandam, Delft, Leida, Utrecht e Amsterdam, nella quale lavorò a lungo presso i cantieri della Compagnia delle Indie Orientali per aumentare le sue conoscenze in campo nautico. La destinazione successiva del viaggio era l’Inghilterra dove incontrò il Re Guglielmo III d’Orange e lavorò nei cantieri navali londinesi sul Tamigi. Infine si recò a Vienna per parlare con l’Imperatore del Sacro Romano Impero Leopoldo I d’Asburgo. Avrebbe dovuto fare tappa anche a Venezia ma la notizia di una ribellione interna, anche se prontamente soffocata dall’esercito, lo costrinse ad un rientro anticipato.

La Grande Ambasciata durò un anno e mezzo e fu un totale fallimento dal punto di vista diplomatico. Guglielmo III d’Orange rifiutò di unirsi alla guerra contro i turchi e Leopoldo I, principale punto di riferimento per la cristianità in Europa, comunicò allo Zar che avrebbe negoziato una pace separata che non includeva la richiesta agli ottomani di cedere la città di Kerch alla Russia, che ne aveva bisogno per accedere con la propria flotta al Mar Nero. Quella missione però servì a Pietro I per comprendere come la Russia si trovasse molto indietro rispetto all’Europa in quanto a tecnologia e che fosse necessario recuperare questo gap per garantirle un futuro di prosperità e sviluppo. A tal fine reclutò tra Olanda e Inghilterra circa 800 specialisti altamente qualificati in vari campi (ingegneri, idraulici, maestri carpentieri, marinai, medici, matematici etc) per venire a lavorare in Russia.

Riforme e modernizzazione dello Stato

Una volta tornato a Mosca lo Zar fece torturare e uccidere centinaia di appartenenti alla Guardia Reale (strelzi) accusati di aver partecipato al tentativo di congiura in sua assenza e ordinò di rinchiudere in clausura la sorellastra Sofia.
Ristabilito l’ordine interno, Pietro il Grande si concentrò su una serie di riforme dello Stato finalizzate a rafforzarne e centralizzarne il potere. Affidò la riscossione delle tasse ai funzionari statali sottraendola ai governatori locali, smise di conferire lo status di boiardo e interruppe le convocazioni della Duma, non permise di nominare un nuovo patriarca alla morte di quello in carica e prese il controllo delle entrate della Chiesa.

Grandi furono i cambiamenti introdotti anche nei costumi. Con un decreto (ukaz) obbligò i cittadini a tagliarsi la barba, ritenuta fino a quel momento un ornamento di Dio ma giudicata ridicola e inutile dallo Zar, sanzionando con un’ammenda chi non voleva farlo, e ordinò ai boiardi ed alle loro mogli di abbandonare i tradizionali abiti slavi per vestire all’europea. Inoltre modificò il calendario passando da quello bizantino, dove l’anno iniziava dalla data di creazione del mondo secondo l’usanza russa, a quello giuliano, utilizzato invece in Inghilterra. Questi repentini cambiamenti non furono accolti di buon grado dalla popolazione suscitando un forte malcontento soprattutto tra la nobiltà. In quegli anni si formò la leggenda secondo la quale Pietro I era stato fatto prigioniero durante il suo lungo viaggio in Europa con la Grande Ambasciata e sostituito da un sosia tedesco che aveva il compito di distruggere le tradizioni russe.

Pietroburgo, la nuova capitale

Una volta conclusa la pace con l’Impero Ottomano, Pietro il Grande concentrò le sue mire espansionistiche verso nord. L’obiettivo era quello di recuperare le terre costiere del Golfo di Finlandia perse durante l’Epoca dei Torbidi ma soprattutto guadagnare una posizione di controllo sul Mar Baltico, visto il mancato sbocco sul Mar Nero. Forte del sostegno di una ampia coalizione, formata da Danimarca, Norvegia, Sassonia e Polonia, lo Zar cominciò nel 1700 la Grande Guerra del Nord contro la Svezia. Dopo oltre vent’anni di battaglie con alterne fortune, la Svezia, ormai stremata e sconvolta dalla morte in battaglia del suo sovrano Carlo XII, si decise a firmare un armistizio che sanciva il passaggio sotto la sovranità russa di Estonia, Livonia, Carelia e Ingria. Pietro il Grande aveva così finalmente il suo accesso al mare.

Tra i territori conquistati durante la Grande Guerra del Nord lo Zar individuò una città destinata a diventare la futura capitale con il nome di Pietroburgo. La costruzione cominciò nel 1703 allo scopo di farne “una finestra aperta sull’Europa”. Il trasferimento della corte e degli uffici pubblici da Mosca a Pietroburgo non venne accolto però con grande favore in quanto la città era ritenuta fredda, fredda e troppo lontana dal centro della Russia.

Nel 1721 Pietro il Grande divenne ufficialmente Imperatore di Russia e proseguì nel suo percorso di riforme in senso sempre più autocratico. Abolì la Duma dei boiardi sostituendola con un Senato composto da soli nove membri, represse duramente la corruzione che si stava sviluppando intorno alla costruzione di Pietroburgo mandando in esilio tutti i funzionari riconosciuti colpevoli di appropriazione indebita, indebolì ulteriormente la Chiesa sostituendo il patriarca con un Santo Sinodo guidato da un laico di nomina statale (Oberprokuror), ridusse il numero di uffici e province razionalizzandoli, istituì la Tavola dei Ranghi che stabiliva lo status di ciascun funzionario in base ai servizi prestati allo Zar piuttosto che per nobiltà o censo e gli imponeva di insegnare matematica e geometria ai loro figli, semplificò il sistema fiscale introducendo una tassa unica per tutti gli abitanti (‘tassa per anima’) e ufficializzò in forma scritta molte leggi ed istituzioni che fino a quel momento erano basate solamente sulla consuetudine. Per quanto riguarda l’aspetto culturale fondò l’Accademia delle Scienze, favorì gli studi all’estero di centinaia di giovani russi, fece tradurre libri e manuali di studio europei e si impegnò per occidentalizzare le usanze sociali della nobiltà.

Fuga in Austria del figlio

Raggiunto un controllo ormai totale dell’apparato statale ed una certa tranquillità in politica estera, i problemi per Pietro il Grande arrivarono dalla famiglia. I rapporti con il figlio Alessio erano estremamente conflittuali, perché il padre lo riteneva pigro e privo di interesse per qualsiasi cosa eccetto l’ubriacarsi con i suoi servitori. Ad un certo punto Alessio sparì misteriosamente da Pietroburgo e solo dopo alcune settimane si venne a sapere che si trovava in Austria ospite dell’Imperatore Carlo, suo cognato. Alessio chiese di mettergli a disposizione un esercito per spodestare il padre ma l’Imperatore non acconsentì limitandosi a nasconderlo fino a che non decise di tornare in Russia. Qui fu torturato per capire se fosse stato sostenuto da qualcuno nel suo progetto di ribellione e morì per le ferite riportate prima ancora che suo padre potesse emettere la sentenza. Questa vicenda portò Pietro il Grande a stabilire per legge da quel momento in poi lo Zar potesse scegliere il suo successore senza tener conto del diritto di primogenitura.

Ultime conquiste

L’ultima campagna militare condotta da Pietro il Grande fu quella in Persia dal 1722 al 1723, grazie alla quale riuscì ad estendere per la prima volta l’influenza russa fino al Caucaso e al Mar Caspio. Morì nel 1725 dopo aver nominato come successore la seconda moglie Caterina. Il suo regno cambiò profondamente la Russia. Ebbe meriti enormi nell’organizzazione ed il rafforzamento dello Stato, così come nella modernizzazione di una nazione ancora molto arretrata come tecnologia e istruzione. Anche in campo militare ottenne numerosi successi estendendo i domini di quello che ormai era diventato un vero e proprio Impero. Resta invece oggetto di discussione la sua presunta esterofilia ed il disprezzo per alcune importanti tradizioni slave.